Un nuovo blog? Non se ne sentiva il bisogno. Non mi nascondo che chi dovesse, per puro caso, capitare in questo blog potrebbe avere una reazione di questo genere. Io, quantomeno, l’avrei. Di blog, forum, discussioni, social networks, community, e quant’altro la tecnologia informatica ha reso disponibile, siamo inondati, invasi, quasi sopraffatti. Io, almeno, lo sono. Partecipo a diverse community, ricevo e-mail dai social networks cui, più per curiosità che altro, oppure per rispondere a un invito, ho aderito; ma non riesco a seguire tutto. Anzi, non riesco a seguire quasi niente. Dovrei dedicarci troppo tempo, che, invece, mi serve per lavorare, studiare, leggere o documentarmi (e a tempo perso anche mangiare e riposarmi..). Né riesco a scrivere frequentemente o a «postare» qualcosa (ammiro tutti quelli che hanno in ogni momento qualche cinguettio da emettere). Sempre per una questione di tempo; ma anche perché, non sono capace a scrivere di getto: ho bisogno di rileggere ciò che scrivo, lo giro e lo rigiro, gli cambio la forma, cercando di migliorarlo e renderlo più logico. Questo processo è, ovviamente, in antitesi con l’approccio mentale che sta dietro alla partecipazione a questi mezzi di comunicazione; approccio che si basa sulla rapida condivisione del testo scritto, così come viene. Se poi scappa di scrivere “qual’è", con l’apostrofo, beh, pazienza!

Ho usato prima il termine “documentarmi”. Ecco, questa parola è la chiave di volta. Internet è uno splendido mezzo di scambio di documentazione e di contenuti. Al di là dei social networks o delle community; io, direi da sempre, lo utilizzo per trovare rapidamente informazioni e documentarmi. Certamente, tra tante cose che girano per la rete, c’è anche molta spazzatura. Ma c’è anche tanto di interessante: bisogna scovarlo, armandosi di spirito critico e analitico, e di pazienza.

Ho sentito recentemente una dotta professoressa inglese, a margine di un contest internazionale tra studenti, chiedere a uno di questi che aveva citato Wikipedia come fonte di informazione: ma tu credi a Wikipedia? Sono trasecolato perché la domanda aveva la stessa carica dogmatica delle affermazioni speculari che assegnano alla rete un potere quasi taumaturgico, senza limiti (anche come migliore veicolo di democrazia!). Il povero studente, imbarazzato, non è riuscito a rispondere con prontezza: certo che non ci credo “ciecamente”, sono abituato a fare verifiche incrociate e ad accertare la veridicità della affermazioni anche su altre fonti; molto spesso ho trovato che su Wikipedia ci sono cose corrette e ben scritte; altre volte ho trovato fesserie. E, invece, ha farfugliato qualcosa, arrossendo, quasi giustificandosi per il suo ardire. La dotta professoressa ha esibito un sorriso di commiserazione.

“Documentarmi” è, dunque, la parola chiave. Questo blog intende essere un piccolissimo, modestissimo, bacino di informazioni che lo scrivente, in tanti anni di professione, ha accumulato e vorrebbe ora mettere a disposizione di chi (condividere con) possa averne bisogno. Dati che ho faticato a mettere insieme e che potrebbero essere utili a qualcun altro. Risultati di alcune ricerche che ho condotto. E così via. Il titolo ha un’apparenza ambiziosa: Fare ingegneria. Parlo di apparenza perché fare ingegneria è qui inteso come un metodo di lavoro, un approccio mentale: ingegnarsi a trovare delle soluzioni ai problemi che capitano!

Certamente, per rendere efficace questa intenzione, il blog deve essere letto o, perlomeno, essere rintracciato con facilità dai motori di ricerca. È questo, appunto, il mandato che ho assegnato a quelli di “Graphics & Web Solution” che hanno progettato e, come si dice, “powered” questo sito.

Il mio amato Manzoni si rivolgeva ai suoi venticinque lettori; se quello era il suo obiettivo, il mio non potrebbe che essere un numero negativo di lettori! Ho, tuttavia, constato che alle recenti elezioni del Consiglio dell’Ordine degli Ingegneri di Genova, cui mi sono presentato come indipendente (non amo molto le liste preconfezionate), ho avuto almeno venti elettori. Potranno essere altrettanti lettori?

Chissà! Vedremo. Io, intanto, ci provo. Le informazioni saranno lì in attesa di essere pescate; mi conforta il pensiero che non invaderanno nessuna casella di posta elettronica e non faranno capolino da nessuno smart-phone se non richiamate.

Per il momento è tutto (e forse anche troppo).

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